[Linuxtrent] Re: Servizio di posta elettronica rispettoso della privacy

  • From: Roberto Resoli <roberto@xxxxxxxxxxxxxx>
  • To: linuxtrent@xxxxxxxxxxxxx
  • Date: Wed, 13 Sep 2017 09:16:53 +0200

Il 13/09/2017 08:26, Guido Brugnara ha scritto:

----- Il 13-set-17, alle 4:33, Daniele Nicolodi daniele@xxxxxxxxxx ha scritto:

Ciao,

mi hanno chiesto suggerimenti su servizi di posta elettronica rispettosi
della privacy. ====CUT===
Se basato su software libero meglio, non necessariamente gratuito, anzi,
per un buon servizio credo che spendere qualche euro sia doveroso.

Grazie! Ciao,
Daniele

Nella mia azienda se regalo qualcosa, la fattura del costo di quell'omaggio 
la devo comunque fare.
Inoltre a quantità di omaggi che posso fare è limitata, ovvero non posso 
detrarre dai costi il valore di detti omaggi più di tanto (al più 1,5% dei 
ricavi aziendali se quadagno poco ma se fossi una grossa azienda sarebbe solo 
dello 0,4%).
Non si capisce perché nel caso di "omaggi" di servizi non venga richiesta la 
stessa cosa.

Già chissà perchè ... forse c'entra qualcosa il fatto che chi fa questi
"omaggi" abbia rimpiazzato[1] da tempo i petrolieri in testa
all'economia mondiale.

Sul valore e il motivo di questi "omaggi" ha scritto[2] molto
efficacemente qualche giorno fa Morozov (la citazione è molto ampia, ma
ne vale la pena):
"Uno studio condotto recentemente dal Mit, nel quale veniva chiesto alle
persone quanto denaro avrebbero voluto per rinunciare all’uso di queste
piattaforme, ha prodotto alcuni risultati interessanti: per i motori di
ricerca richiedevano 16.600 dollari; per le carte geografiche 2800; per
i video 900. È come se gli inserzionisti dessero a ciascuno di noi un
sussidio annuale di 20.000 dollari. Ma in cambio di che cosa, esattamente?



La risposta convenzionale è che il sussidio è un compenso per i nostri
dati. Ma se la mettiamo in questo modo, partiamo dal presupposto che i
dati sono una cosa che esiste già, un bene che può essere dato in cambio
di un servizio immediato, come una ricerca o una geo-localizzazione. Ma
davvero i nostri dati esistono in questa forma già pronta all’uso?



Un’altra risposta comune presuppone che i dati possano essere trattati
alla stregua di una risorsa naturale, e che quindi queste aziende li
stiano semplicemente estraendo, come le aziende petrolifere estraggono
il petrolio. Quest’ultima risposta si avvicina di più a quello che sta
accadendo, anche se i suoi sostenitori sono spesso poco chiari quando si
tratta di spiegare esattamente come avviene questa estrazione. E il
quadro non è affatto bello.



La realtà è che attraverso gli algoritmi, i filtri e tutti i trucchi del
design le grandi piattaforme trivellano la nostra psiche per estrarre
fatti, connessioni, aspirazioni e ansie di cui forse noi stessi
ignoriamo l’esistenza. Ma per farceli rivelare, la nostra attenzione
dev’essere catturata e diretta verso un’altra attività coinvolgente
offerta dalla piattaforma: clicchiamo «mi piace», scriviamo tweet,
scorriamo post.



Così le sensazioni di affaticamento, distrazione e stanchezza che molti
di noi proviamo dopo aver passato un’ora a scorrere informazioni sullo
smartphone non sono affatto frutto della nostra immaginazione: durante
quell’ora, il nostro corpo - e la nostra mente - sono stati sfruttati
come piattaforme di trivellazione per estrarre i dati più intimi
nascosti nella profondità della nostra coscienza. Possiamo paragonare
l’esperienza a una forma rapace e predatrice di psicoanalisi condotta da
una grande azienda su scala industriale, senza che noi, i pazienti, lo
sappiamo o lo vogliamo.  "



Messa in luce questa sperequazione la quale temo non verrà risolta, i 
consumatori di servizi digitali (almeno alcuni) dovrebbero guardarsi alle 
spalle e studiare come in passato i nostri padri si sono difesi dal potere 
del mercato di allora (quello agricolo) fondando cooperative di consumo e del 
credito (allora nel settore alimentare, degli strumenti di lavoro agricolo e 
bancarie).
Se migliaia di persone si unissero nell'intendo di produrre per i propri soci 
dei servizi rispettosi di certi valori si otterrebbero dei buoni risultati 
spendendo pochi euro all'anno.
Come sempre chè bisogno di qualche pioniere ...

La penso esattamente allo stesso modo.

rob

[1] https://cdn-images-1.medium.com/max/1600/1*Wr0iUfhqxF1N631n7rie9w.jpeg
[2]
http://www.lastampa.it/2017/09/08/cultura/evgeny-morozov-google-e-facebook-ci-trivellano-lanima-MH0dSRuW5G7fhhZUSipEBM/pagina.html
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