[Linuxtrent] Re: Anagrammi in Python

  • From: Matteo Ianeselli <m.ianeselli@xxxxxxxxxxx>
  • To: Mailing list linuxtrent <linuxtrent@xxxxxxxxxxxxx>
  • Date: Tue, 10 Aug 2004 22:50:04 +0200

Il lun, 2004-08-09 alle 14:02, Mario A. Santini ha scritto:

> Più codice uno scrive più bachi introduce, questo è il succo della formula.

Casomai: problemi = parti!, dove il numero delle parti non è
necessariamente correlato al numero di righe di codice, anche se
approssimativamente l'uno di solito cresce al crescere dell'altro.

Dopodiché, meno fatica faccio a leggerlo e a scriverlo, meglio è. Chi ha
fatto manutenzione di codice di altri sa cosa voglio dire.

> Per quanto riguarda il perl, vorrei dire che il fatto di scrivere codice 
> contorto o poco leggibile 
> non significa che sia buggato, ma solo che per un umano è difficile 
> interpretarlo e quindi riuscire
> a modificarlo.

E visto che da tempo non esiste software che non debba essere modificato
in qualche modo da un umano (eccetto il TeX), la difficoltà di leggerne
i sorgenti implica maggiore propensione all'introduzione di errori
nuovi. Il software privo di manutenzione marcisce (e per quanto riguarda
il TeX, scritto in Web, quello che va a marcire è l'attrezzo che traduce
il Web in C).

Per fare un'analogia: un castello di carte si fa con un mazzo di carte,
può stare in piedi se lo si costruisce con pazienza e disciplina, ma al
primo alito casca. Incastrare la disciplina nell'equazione significa
rischiare. Grosso.

> Comunque, fra le cose cui non credo c'è anche la supremazia di un
> linguaggio rispetto ad un altro.
> Ci sono cose che il perl fa meglio del python, ci sono cose che si possono 
> fare allo stesso modo, e 
> ci sono altre cose che il python, indubbiamente, riesce a fare meglio del 
> perl.
> Tutto dipende da cosa devi fare.

Per citare "The Tao Of Programming", che sarà anche scritto in maniera
semiseria, ma ha il suo bel fondo di verità:

  The Tao gave birth to machine language. Machine language gave birth to
the assembler.

  The assembler gave birth to the compiler. Now there are ten thousand  
  languages.

  Each language has its purpose, however humble. Each language expresses
the Yin and Yang of software. Each language has its place within the  
Tao.

  But do not program in COBOL if you can avoid it.


> Credo che l'ecquivoco nasca dal fatto che ogni linguaggio di programmazione, 
> per diffondersi, abbia 
> la necessità di garantire al programmatore di poter fare tutto.

Come dico spesso, ricordate che il linguaggio di programmazione più
usato e diffuso al mondo è... il PostScript.
-- 
  |   \    \  | ___|_  |_  |  ianezz a casa sua... :-)
  |  _ \  | \ | _|    /   /   Verba volant, scripta
 _|_/  _\_|  _|____|___|___|  manent, data corrupted


--
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