[Linuxtrent] Re: Software libero: alternativo anche nel cloud

  • From: Maurizio Napolitano <napoogle@xxxxxxxxx>
  • To: linuxtrent <linuxtrent@xxxxxxxxxxxxx>
  • Date: Tue, 19 Aug 2014 14:26:28 +0200

[...]

> si ma gli occhi dei presidi il problema non si pone, ed inoltre c'è da
> tenere conto delle alternative, l'enaip ha un contratto con MS e usa
> microsoft365 per i suoi insegnanti (gli insegnanti che usano la mail e
> condividono il oro lavoro usano gmail però.... ahahahaha, io stesso fino al
> 31 agosto avrò un account ms365)

Non ho mai usato microsoft365
Ne ho sentito parlare, qualcuno ne parla anche molto bene.
Rimando comunque alla questione già fatta sul tema cloud e su come
- a mio giudizio - dovrebbero essere fatte le scelte.


>>  - le google apps vanno contro i principi di condivisione che il SL
>>    sbandiera
>
>
> e chi l'ha detto? in che modo?

La frase mi sembra forte e capisco io scetticismo di Matteo
Non va dimenticato però che Google fa uso del software libero a proprio
vantaggio.
D'altronde se la grande G è riuscita a scalzare il ruolo di altre aziende c
he erano già presenti sul mercato è stato grazie ad una politica WIN-win
Con "WIN-win" intendo che cerca di far vincere entrambi, solo che
chi vince di più è sempre google.
Il modello di business precedente era invece 1-0, ovvero
"o sei uno o sei zero: non esistono secondi classificati"

> che google vada non rispetti la privacy delle persone e che sia un
> monopolista è evidente anche a me.
> Che ci possa anche esre qualche problema di compatibilità con le licenze
> open anche.
> Ma che vada contro i principi di condivisione mi sembra proprio grossa.
> Molti progetti open sono finanziati da google, molti dipendenti google usano
> linux.

I principi di condivisione di Google sono finalizzati per portare il massimo
profitto all'azienda.
Non lo vedo come una cosa sbagliata, tra l'altro gran parte del software
libero di qualità sopravvive grazie alle multinazionali (Microsoft compresa)
in quanto rimane il modo migliore con cui fare innovazione e
migliorare i sistemi.

Google ha una politica migliore in quanto sviluppata nell'ottica di ottenere
il consenso e di apparire più accattivante rispetto ai suoi concorrenti.

Non vedrei pertanto Google come un ente benefico ma come una azienda
che ha sposato una politica di sviluppo aziendale competitiva verso
altre realtà.
Facebook, vendendo un prodotto diverso, ha una politica molto simile.
Es.
https://github.com/facebook/

Quello che ritengo fondamentale è ragionare nell'ottica di non tenersi
stretti ad una tecnologia solo perché è comoda, ma di continuare a
guardarsi intorno.

La critica di Marco riportando le mie parole da un altra mailing list
era rivolta a quell'insieme di applicazioni "extra" che nelle google apps
fanno la differenza ma di cui non esistono versioni per più sistemi
operativi.
Nello specificio la domanda era: siete a conoscenza di una versione
ufficiale di google drive per GNU/Linux?

C'è tutta una serie di applicazioni Google che non sono sostituibili
sul piano dell'interoperabilità.

Mi spiego meglio:
quale è il protocollo per un prodotto come Google Drive? È lo stesso
di Dropbox? È lo stesso di owncloud?
A me sembra che la risposta sia no: se voglio implementarmi un
client che si attacca ad uno di questi servizi, devo svilupparlo
secondo le specifiche di ciascuno di essi.
Sul fronte poi di un server ancora peggio.

Proviamo a pensare a quante soluzioni client/server esistono per
la posta elettronica grazie al fatto di essere implementate su specifiche
aperte e di quanto queste poi appaiano trasparenti agli utenti grazie
a questa interoperabilità (es. Apache vs Microsoft IIS)

Il fatto che Google non lo faccia mi sembra chiaro sul fronte delle
politiche di una azienda (= preferisco definirla "strategia di vantaggio
competitivo").
Ma questo non vuol dire che Google è il benefattore del mondo, è
solo una azienda che ha trovato un modo molto intelligente di
conquistare il consenso (= risolvere problemi) offrendo servizi.

>>> [..]
> e il buon matteo se la sente di chiedere
> oo2gdocs e goffice lo sono oppure intendi qualcos'altro?
>
> http://www.linuxuser.co.uk/tutorials/how-to-integrate-google-docs-with-your-ubuntu-desktop

Faccio notare che l'articolo è del 2010
(almeno la prima apparizione su archive.org è di agosto 2010 visto che
sul sito non è scritto)
https://web.archive.org/web/20100822011759/http://www.linuxuser.co.uk/tutorials/how-to-integrate-google-docs-with-your-ubuntu-desktop/

Si tratta comunque di applicazioni/librerie/accrocchi che si integrano
come client
alle API pubbliche dei prodotti Google, quindi non sono applicazioni
ufficiali di Google (come lo è invece Google Chrome).

Quello delle API pubbliche è uno dei driver attraverso cui Google
acquista consenso e scopre nuove applicazioni.
Nella email in cui facevo le valutazioni sul fronte cloud parlavo di
applicazioni terze parti che devono fare attenzione
se si sviluppano sul prodotto in cloud.

Detto in altro modo:
se domani (come è già successo per gmaps) cambiano i termini d'uso e
non si è concordi con questi (o più semplicemente
si deve pagare), ci si trova nella situazione che quella applicazione
diventa inutile in quanto tutto il back-end si attacca
ad un sistema proprietario.

Cercando però di andare oltre le critiche credo che usare applicazioni
aperte che possono interagire con i prodotti cloud
proprietari è un aspetto importante da inserire nella didattica e
mostrare che si possono creare alternative.
E non è detto che da queste possano nascere nuove multinazionali.

> [...]
> non ho nulla in contrario a soluzioni open, per quello che serve al centro
> in cui ho lavorato ho messo owncloud, purtroppo però la terra continua a
> girare e quello che la suite google permette di fare è molto di più e molto
> meglio di tutte le soluzioni open che ho provato fino adesso

La terra ha sempre continuato a girare a favore di chi risolve "problemi".
Il ragionamento che fai tu vale anche per i prodotti Microsoft e Autodesk.
E sai bene che un prodotto software (che sia libero o proprietario) cessa di
esistere nel momento in cui non c'è interesse intorno.
Più aumenta l'interessa e più aumenta la funzionalità, l'usabilità e (forse) la
qualità.
Se poi chi produce il software riesce ad avere una strategia per cui l'interesse
diventa condizionato (in stile droga) allora il gioco è fatto.

Se smetti di usare software libero, di fatto, collabori alla sua estinzione.

I prodotti cloud portano il vantaggio che molto lavoro di manutenzione
è spostato
all'esterno e quindi l'utente non si deve curare di tantissime cose
inoltre, i costi,
sono quasi irrisori.
A quel punto non cambia se il prodotto è libero o chiuso (ed è da qui che è nata
la Affero GPL).

Personalmente credo che, dopo 30 anni dall'esistenza del movimento GNU,
sia più il modello OSI che sta dimostrando i suoi frutti.
La stragrande maggioranza di persone che conosco che si sono avvicinate
al software libero lo hanno fatto per questioni pragmatiche (in primis non
pagare licenze).
Ricordo sempre il buon Marco Ciampa che mi disse "Ma anche se Linux
fosse a pagamento lo useresti ugualmente perchè funziona bene".

Per come sta andando il mondo e per quelle che sono attualmente le
aziende emergenti (Amazon, Google, Facebook, Twitter per citarne alcune)
credo che sia fondamentale continuare a ragionare in un ottica di un mondo
ict fatto di software proprietario e aperto che si integrano e sull'educare all'
esistenza di entrambi, alla necessità dell'interoperabilità e
all'implementazione
degli standard.

... scusate ... mi sono dilungato assai ...

Ciao
--
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