2014-10-09 1:26 GMT+02:00 Antonio Galea <antonio.galea@xxxxxxxxx>: > > Ecco, adesso sì ci sei. > > Nessuna scuola l'ha comperato per sua scelta: l'ha comperato la > Provincia Autonoma di Trento, che l'ha commissionato ad InfoTN. > > Il problema è che qualsiasi strumento di lavoro, ed il software non fa > eccezione, prevede delle figure chiave: gli utenti. Quando realizzi > qualcosa senza coinvolgere a fondo una rappresentanza _significativa_ > di chi ne farà uso, tu puoi essere bravo finché vuoi ma il risultato > non sarà all'altezza. > > In realtà non è sempre utile coinvolgere l'utente, dipende. A volte stai scrivendo qualcosa per semplificare il lavoro, a volte per sostituire l'"utente". Inoltre, gli utenti sono sempre contrari ai nuovi strumenti. Ciò che è utile, è avere un'idea precisa delle necessità. > In InfoTN c'è molta gente capace, ma il processo decisionale è stato > per troppi anni impostato così: > > 1. delibera provinciale > 2. affidamento _diretto_ a IT > 3. realizzazione di qualcosa che soddisfi la _delibera_ > 4. test funzionali sulla pelle degli utenti > 5. riscrittura > 6. torna al passo 4 > > Tanto mamma Provincia i soldi li ha, e così facciamo lavorare tutti. > > Dato che il processo è quello che descrivi, che differenza può fare se il programmatore è bravo o meno? > > No, questo è quello che succede in un'economia di mercato non drogata. > > Per l'appunto è una teoria. :) > Quando verrà finalmente a mancare il passo 2 citato sopra, puoi essere > sicuro che la dirigenza di IT starebbe ben attenta a produrre del > software _utile_, perché altrimenti addio stipendi. > > In un mercato un po' diverso dal nostro è nata Microsoft che è diventata la più grande e ricca software house. Certo, proprio perché si è trovata una situazione di vantaggio che l'ha messa in condizione di essere lautamente ricompensata per del software mediocre. > > > La vetusta esperienza di Multics e Unix dovrebbe aver dimostrato, in > pratica, oltre ogni ragionevole dubbio che nel mondo del > > software le cose non hanno mai un'evoluzione lineare. > > Stai sempre guardando il dito, invece che dove ti indicano. > > Secondo me non hai letto bene. > Antonio > > -- Mario